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La teoria dei sei gradi di separazione è un ipotesi secondo la quale ogni persona può essere collegata a qualunque altra persona o cosa attraverso una catena di conoscenze e relazioni con non più di 5 intermediari.
Teoria del mondo piccolo
Nel 1967 il sociologo americano Stanley Milgram trovò un nuovo sistema per testare empiricamente la teoria proposta per la prima volta nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy, che egli chiamò “teoria del mondo piccolo”. Milgram selezionò casualmente un gruppo di americani del Midwest e chiese loro di mandare un pacchetto a un estraneo che abitava nel Massachusetts, a diverse migliaia di chilometri di distanza. Ognuno di essi conosceva il nome del destinatario, il suo impiego, e la zona in cui risiedeva, ma non l’indirizzo preciso.
Fu chiesto a ciascuno dei partecipanti all’esperimento di mandare il proprio pacchetto a una persona da loro conosciuta, che, a loro giudizio, poteva avere il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via, fino a che il pacchetto non fosse stato personalmente consegnato al destinatario finale.
I promotori dello studio si aspettavano che il completamento della catena avrebbe richiesto perlomeno un centinaio di intermediari, mentre invece si rilevò che i pacchetti, per giungere al destinatario, richiesero in media solo tra i cinque e i sette passaggi. Le scoperte di Milgram furono quindi pubblicate e da esse nacque l’espressione sei gradi di separazione.
Altre ricerche
Lo stesso esperimento che fece Milgram fu riproposto nel 2001 da un professore della Columbia University all’era di internet utilizzando la mail come “pacchetto”. Anche nell’era digitale i risultati sono rimasti invariati e hanno permesso di espandere la teoria dei sei gradi di separazione anche su piattaforme e reti informatiche. Nel 2011 l’esperimento fu riproposto da una gruppo di informatici con Facebook e i gradi di separazione sono risultati in media 4.74
Certo è da considerare che in questo caso ci sarebbe da fare un distinguo tra realtà virtuale e vita reale.

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